È in circolazione la bozza del bando per il nuovo concorso ordinario per i docenti di scuola superiore, dovuto ormai da tempo. Buona notizia.
Ma, se andate a guardare i programmi che gli aspiranti docenti sono tenuti a preparare, la buona notizia assume altre sfumature… Nulla di nuovo!!
Nei programmi che i docenti devono preparare per partecipare al concorso balza evidente che le donne non hanno presa parte alcuna alla costruzione della nostra società e cultura e, forse anche peggio, nessuno se ne è mai accorto perché ciò non costituisce un problema. Non ci sono donne tra i filosofi, ci sono alcune sparute eccezioni tra gli scrittori, non c’è traccia del femminismo.
Ricordiamo che nell’occasione del concorso precedente, bandito nel 2012, la formulazione dei programmi suscitò una campagna, lanciata da una lettera aperta inviata a La Repubblica dal Laboratorio di studi femministi Sguardisulledifferenze dell’Università Sapienza di Roma.
Le scriventi osservavano, all’interno di un’analisi puntuale, di voler riaprire un
«dibattito intorno a una questione, quella del genere e della sessuazione del sapere, che in molti paesi europei è ormai data come punto di partenza per la pianificazione pedagogica e didattica, ma che per varie ragioni storiche e culturali non riesce ad essere assunta come elemento centrale nell’agenda politica (e utilizziamo questa parola nel senso più ampio e nobile del termine) all’interno delle istituzioni italiane.
In questo senso, il bando riflette le profonde contraddizioni di una società che continua a mettere in atto meccanismi sessisti senza riconoscere le trasformazioni del presente, né le questioni di genere.»
La lettera raccolse molte firme, di società scientifiche (SIS, SIL, ADI, GIO) e di intellettuali e scrittrici come ad esempio Dacia Maraini, Lidia Ravera e Rosetta Loy. Il dibattito investì il problema nella sua interezza:
«Riteniamo che sia giunto il momento di denunciare con forza come lo Stato continui a comunicare un’idea di sapere nel quale le donne e la differenza sessuale non trovano posto e la questione della relazione tra uomini e donne non è nemmeno minimamente sfiorata, anzi è del tutto rimossa.»
Ma naturalmente alcuni esempi possono essere chiarificatori:
«tra i filosofi, nemmeno una donna; tra gli scrittori (35), una sola, Elsa Morante; nel programma di storia non c’è alcun accenno alla storia delle donne a alle questioni di genere; tra i fatti notevoli del Novecento non è menzionato il femminismo.»
A quella mobilitazione fece seguito un call for papers e nel febbraio 2013 un Convegno Nazionale alla Sapienza a Roma (Che genere di programmi?) che vide un dibattitto intenso per ben tre giorni tra docenti di tutte le discipline e di ogni ordine e grado da tutto il paese. Gli atti del convegno sono stati stampati in un volume La differenza insegna (a cura di M.S. Sapegno), Carocci 2014.
Bene, se osserviamo ora i programmi presenti nella bozza odierna possiamo notare che in sostanza nulla, assolutamente nulla è cambiato. O meglio, l’impostazione generale è identica: le donne non esistono e il problema neppure. Tra gli scrittori italiani, che sono diventati 46, le donne sono ora tre perché a Morante si sono aggiunte Ginzburg e Deledda. Ma, straordinariamente, se sono stati aggiunti diversi poeti del ‘900, come è comprensibile, manca del tutto Amelia Rosselli, largamente ritenuta la più grande poeta del secondo Novecento italiano!!!
Non è possibile che si debba ricominciare ogni volta da capo: il mondo sta cambiando e non è accettabile che sia proprio la scuola a non accorgersene. Un paese europeo non può offrire ai/alle suoi/sue giovani una rappresentazione di sé grottesca e violenta, che cancella tanta parte della sua storia e della sua ricchezza.
Confidiamo che, poiché si tratta ancora di una bozza, la nuova Ministra dell’Istruzione possa modificare drasticamente il bando concorsuale.
Maria Serena Sapegno